Comincia nel peggiore dei modi il cammino dell’Italia verso il Mondiale 2026. A Oslo arriva un 3-0 pesantissimo, tanto nel punteggio quanto nelle conseguenze psicologiche. La Norvegia impiega appena 45 minuti per mandare al tappeto gli Azzurri di Spalletti, con Sorloth, Nusa e Haaland a segno in una prima frazione da incubo. Una squadra spenta, spaesata, mai in partita: il primo tempo è una slavina che travolge ogni certezza costruita negli ultimi mesi.
Azzurri irriconoscibili
Spalletti, costretto a rinunciare a pedine chiave, si affida a un 3-5-2 inedito con Coppola all’esordio. Ma l’Italia va subito in apnea: errori in uscita, marcature larghe e totale mancanza di equilibrio. Bastoni regala palla sul primo gol, Nusa danza tra le linee come un veterano, e Haaland non perdona. Rovella e Tonali non riescono mai a schermare il centrocampo, mentre in attacco Retegui e Raspadori toccano pochissimi palloni utili. Il 3-0 all’intervallo è una sentenza senza appello.
La Norvegia vola, l’Italia affonda: ora i playoff sono una minaccia concreta
Nel secondo tempo la Norvegia gestisce, sfiora anche il poker con Berge (fermato dal palo), mentre l’Italia fatica persino ad arrivare al tiro. L’unica vera occasione arriva al 92’ con Lucca di testa. Troppo poco, troppo tardi. La Norvegia sale a 9 punti, con 12 gol segnati e 2 subiti in tre partite: una macchina perfetta. Gli Azzurri restano fermi a quota zero e con lo spettro playoff già concreto, considerata anche la forma smagliante dei nordici e la formula spietata delle qualificazioni.
Record negativi e nervi tesi: serve una svolta immediata
I numeri fotografano un crollo storico: l’Italia perde due gare di fila nelle qualificazioni mondiali per la prima volta e resta a secco di gol per la terza partita consecutiva. Mai successo. È la prima volta, inoltre, che gli Azzurri incassano tre reti in un primo tempo di un match di qualificazione. La sconfitta contro la Norvegia, che mancava dal 2000, pesa come un macigno. A Spalletti ora il compito più difficile: ricompattare un gruppo ferito, ritrovare idee e orgoglio, e ripartire subito. Altrimenti, il Mondiale rischia di diventare un miraggio ancora prima di dicembre.